E’ da tempo che voglio pubblicare questa Analisi del Suprematismo Occidentale che pervade ogni discorso in occidente, e con esso il suprematismo Politico e dei Modelli di Governo Alternativi, credo che sia giunto il momento di prendere in considerazione che si devono trovare alternative alla narrativa imperante.
Quello che io definisco il suprematismo politico economico e culturale occidentale ha storicamente dominato la narrativa globale, presentando le forme di governo non occidentali come inferiori o legittimamente anomale. Credo sia arrivato il momento e che sarà cruciale iniziare a valutare di riconoscere la validità dei modelli di governo alternativi, che si sono affermati in diverse nazioni. Prendendo in considerazione i progressi economici di due Paesi distanti dai modelli occidentali, l’ Arabia Saudita e la crescita economica della Cina, da questi emerge chiaramente un quadro che sfida le convenzioni tradizionali.
Questi paesi, pur non seguendo il modello democratico occidentale, hanno dimostrato che è possibile raggiungere risultati significativi in termini di sviluppo e stabilità. È fondamentale promuovere un’approccio di inclusività nelle relazioni internazionali, che riconosca e valorizzi la diversità culturale e le disuguaglianze globali.
Inoltre, la critica agli organismi internazionali e al loro controllo da parte delle potenze occidentali solleva interrogativi sulla vera rappresentatività e giustizia nel sistema della governance globale. Solo attraverso un dialogo
Anzitutto, due numeri: delle circa 8 miliardi di persone nel mondo, circa 1,2-1,5 miliardi vivono nelle nazioni definite “Occidente”, ovvero in paesi come gli Stati Uniti, il Canada, la maggior parte dell’Europa, l’Australia e la Nuova Zelanda. È palese che questi paesi rappresentano una ristretta minoranza rispetto alla popolazione mondiale complessiva.
Nel nostro mondo sempre più interconnesso, l’Occidente e la sua minoranza si trovano ancora, non so per quanto potranno continuare ad esserlo, in una posizione di predominio, grazie a una complessa rete di potere politico, economico, tecnologico e culturale. Questo non deriva solo da una supremazia economica o militare, ma affonda le radici in una lunga storia che ha alimentato l’idea della superiorità occidentale come modello di progresso e civiltà. Di fatto, questo atteggiamento si traduce in un neocolonialismo che tende a sminuire le culture e le civiltà degli altri paesi, riducendo la diversità della maggioranza e amplificando artificialmente le disuguaglianze globali.
Per meglio capire, un passo indietro nel tempo: l’eredità Greco-Romana e le origini dell’universalismo culturale.
Certamente, è un salto nel passato remoto, 3000 anni fa, dove alla base del suprematismo occidentale risiede l’eredità greco-romana, che ha promosso un forte “universalismo culturale”. Greci e Romani consideravano la loro civiltà come il modello di sviluppo umano, vedendosi come portatori di “ordine, legge e civiltà”. Questa convinzione legittimava l’espansione territoriale e alimentava un senso di superiorità rispetto ad altre culture, considerate “barbare”.
Il pensiero greco, basato sulla “filosofia e sulla ragione”, ha contribuito a diffondere l’idea che la razionalità fosse il modo migliore per comprendere e migliorare il mondo. Qualche nome? Socrate, Platone e Aristotele furono i principali fautori di queste idee. Col tempo, questa centralità della ragione ha rafforzato l’idea che la cultura occidentale, ancorata a questi principi, fosse intrinsecamente “superiore” a culture più legate a tradizioni o credenze religiose. Questi concetti primordiali hanno dato forma all’atteggiamento di dominio culturale dell’Occidente.
Le pecche del Cattolicesimo e Cristianesimo e la presupposta missione civilizzatrice
Con l’avanzare del Cristianesimo, l’idea di una verità universale si è ulteriormente consolidata. Il “Cristianesimo cattolico” ha intrapreso una missione di evangelizzazione globale, spinto dall’impegno morale di salvare le anime non cristiane. Le missioni religiose, attive nei secoli, hanno avuto un forte impatto su culture non occidentali, contribuendo a creare l’idea che le culture non cristiane fossero “inferiori” o bisognose di “salvezza”. Questo ha alimentato la giustificazione ideologica del colonialismo, in cui l’Occidente si percepiva come un “civilizzatore” benevolo.
Poi arrivò il colonialismo inglese e la sua espansione dal principio capitalista e secolare: il vero e più infettivo degli OGM ideologici sparsi in mezzo mondo.
L’Inghilterra si distingue per aver condotto la propria espansione coloniale senza il diretto coinvolgimento della Chiesa, a differenza di altre potenze europee. Il colonialismo inglese si fondava su una spinta “economica e capitalista”, senza se e senza ma, piuttosto che su una missione civilizzatrice religiosa. L’obiettivo principale era il profitto, il controllo delle risorse e delle rotte commerciali.
La Compagnia delle Indie Orientali ne è l’emblema, operando come braccio commerciale e militare, estendendo l’influenza britannica. Non servivano pretesti religiosi: l’interesse era puramente materiale e volto a garantire prosperità alla madrepatria.
Questo tipo di “colonialismo secolare” non cercava di convertire le popolazioni, ma di sfruttarle come parte di un sistema economico globale. Le istituzioni e i codici giuridici imposti servivano a massimizzare il controllo, sotto il velo di un avanzamento tecnologico ed economico, ma celando un dominio coloniale capitalistico.
L’invisibile suprematismo moderno: l’Illuminismo e la modernità
L’eredità greco-romana e cristiana, abilmente manipolata dal colonialismo anglosassone, ha trovato nuova forza nell’epoca moderna, con il “Secolo dei Lumi” e la nascita della “modernità”. L’Illuminismo ha esaltato il potere della ragione, della scienza e del progresso, consolidando l’idea che l’Occidente fosse il vertice della civiltà umana. Questa visione ha gettato le basi per un pensiero “eurocentrico”, che ha dominato la politica globale per secoli.
L’Europa e, più tardi, gli Stati Uniti si sono auto-investiti del ruolo di guida nel progresso mondiale, vedendo altre culture come arretrate o non civilizzate e facili terre di conquiste.
Questa supremazia culturale si è riflessa non solo nelle relazioni coloniali, ma anche nei rapporti internazionali contemporanei, dove l’Occidente continua a stabilire regole e standard considerati universali. Questo atteggiamento è evidente in molti settori, come la scienza, l’economia e la cultura.
L’utilizzo della supremazia tecnologica, scientifica ed economica ha chiuso il cerchio
Gli eventi storici hanno lasciato nelle mani dell’Occidente il dominio e la supremazia tecnologica. A partire dalla Rivoluzione Industriale, l’Occidente ha messo in mostra la propria superiorità tecnologica come simbolo di avanzamento civile. Il modello tecnologico occidentale, basato su industrializzazione e innovazione, è stato esportato e spesso imposto come standard globale di progresso. I paesi non occidentali sono stati spinti a seguire questo modello, spesso a scapito delle loro soluzioni locali, creando una forma di dipendenza economica e tecnologica.
Cosa dire della supremazia scientifica?
La scienza occidentale, fondata su un metodo “razionale ed empirico”, è stata spesso vista come l’unico percorso legittimo verso la conoscenza. Questo ha portato a sminuire i saperi tradizionali e le pratiche culturali indigene. L’Occidente ha dominato settori come la medicina e l’ecologia, trascurando o discreditando soluzioni locali che, in molti casi, si sono rivelate sostenibili e adatte ai contesti specifici.
Capitalismo e supremazia economica
Il modello economico capitalista, sviluppato in Occidente e già esportato nelle colonie, è stato promosso come la chiave universale per lo sviluppo e la prosperità. Attraverso istituzioni come il “Fondo Monetario Internazionale” e la “Banca Mondiale”, tuttora sotto stretto dominio occidentale, l’Occidente ha imposto politiche neoliberiste a molte nazioni, spesso in cambio di aiuti finanziari. Questo ha creato una gerarchia economica globale che ha ulteriormente rafforzato l’idea che il successo economico debba essere raggiunto seguendo il modello occidentale, ignorando le alternative proposte da altre culture.
Quel che succede quotidianamente: il colonialismo culturale e l’imposizione della cultura occidentale
L’industria creativa occidentale (cinema, musica, moda) ha avuto un impatto globale, diffondendo valori e modelli culturali percepiti come universali. Attraverso media e intrattenimento, l’Occidente prosegue nel promuovere una forma di ‘colonialismo culturale’, confinando spesso le espressioni artistiche e identitarie delle altre culture a ruoli marginali o esotici.Questo processo ha portato a un’omogeneizzazione culturale in cui le diversità vengono appiattite o assimilate in standard globali imposti dall’Occidente.
Infine, sotto traccia ma onnipresente nei grandi think tank: il neocolonialismo sofisticato, latente ma terribilmente ostracizzante verso il mondo non occidentale. 6,5 miliardi di persone su 8.
Al giorno d’oggi, l’Occidente perpetua la sua supremazia tecnologica, scientifica e culturale, favorendo un fenomeno che impoverisce la diversità culturale e aggrava le disuguaglianze globali.
Sebbene il dominio occidentale non si manifesti più attraverso la colonizzazione territoriale, le dinamiche di potere instaurate onnipresenti e influenti, alimentano quotidianamente l’opinione pubblica e i policy makers, sostenendo una visione del mondo che privilegia modelli occidentali come universali e inevitabili. Le alternative offerte da altre civiltà vengono frequentemente ignorate, svalutate o spesso messe all’indice come autoritarie e spesso despotiche, lasciando spazio a un fenomeno sofisticato che opera sotto traccia, ma che rimane potente e pervasivo.
Il suprematismo politico occidentale domina i dibattiti sulla governance globale, dove le democrazie occidentali sono considerate legittime e superiori, mentre altre forme di governo vengono marginalizzate, ignorando il loro potenziale.
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Il gioco più pericoloso, olio vicino al fuoco: il suprematismo politico e il gioco delle potenze.
Nei dibattiti degli ultimi anni e nelle strutture cosiddette “policymakers”, si affronta spesso l’argomento sulle forme di governo e sulla governance globale, ma sempre basandosi sul suprematismo del modello politico occidentale. Spesso si considera che solo le democrazie occidentali siano legittime e superiori, mentre altre forme di governo vengono messe in un angolo, come se non avessero nulla da offrire.
Attualmente, circa 1 miliardo di persone vive in democrazie occidentali pienamente compiute, mentre 1,5 miliardi vivono in democrazie non occidentali, e il resto, 6,5 miliardi, con altre forme di governo. Ma chi stabilisce che le prime siano le uniche a possedere la verità politica e sociale?
Guardiamo, ad esempio, all’Arabia Saudita. Fondata nel 1932, 1,2 milioni di abitanti, 90% beduini; nel 1970, 5 milioni di abitanti, 30% beduini; nel 1980, 8 milioni di abitanti, 15% beduini; nel 2000, 20 milioni di abitanti, 5% beduini; nel 2020, 34 milioni di abitanti, pochi beduini e un terzo di immigrati. Nonostante sia una monarchia assoluta, il paese ha visto notevoli progressi economici e sociali, migliorando la vita dei suoi abitanti. Perché questa realtà dovrebbe essere considerata inferiore solo perché non si conforma al nostro modello democratico?
Guardiamo, ad esempio, all’Arabia Saudita. Fondata nel 1932, il paese ha subito un notevole cambiamento demografico e sociale nel corso degli anni.
Nonostante sia una monarchia assoluta, l’Arabia Saudita ha visto notevoli progressi economici e sociali, migliorando la vita dei suoi abitanti. Perché questa realtà dovrebbe essere considerata inferiore solo perché non si conforma al nostro modello democratico?
E poi c’è la Cina, questa sconosciuta. Con la sua crescita economica e il suo sviluppo sociale, ha raggiunto traguardi che spesso spaventano i 1,5 miliardi di occidentali. Come possiamo criticarli per il loro approccio al mercato quando, con la loro popolazione che è pari a quella occidentale, stanno creando alternative a un sistema che ci è familiare? Con l’emergere del fenomeno BRICS, ci prepariamo a un futuro in cui queste formazioni potrebbero far valere la maggioranza assoluta, mentre l’Occidente è già da tempo un’esigua minoranza ma ciò non viene accettato.
Le attuali organizzazioni internazionali come l’ONU, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale sono spesso viste come strumenti attraverso cui l’Occidente cerca di mantenere il controllo. E lo sono. Questo è un esempio chiaro di suprematismo, che non solo ignora le realtà diverse, ma cerca anche di escluderle imponendo quello che l’Occidente considera “l’ordine”. Questo atteggiamento non solo è insostenibile, ma ci porta verso un isolamento economico e politico che potrebbe avere conseguenze disastrose.
In definitiva, il futuro delle relazioni internazionali e della governance globale richiede un approccio più umanistico, rivolto agli sforzi di comprensione e inclusività. Dobbiamo riconoscere che il progresso può assumere molte forme, anche diverse dalle nostre e che il vero sviluppo risiede nella nostra capacità di imparare dagli altri, piuttosto che nel tentativo di imporre una visione unica del mondo. Solo attraverso il dialogo e la valorizzazione delle diverse esperienze possiamo costruire un futuro più equo e sostenibile per tutti.
Al giorno d’oggi, l’Occidente perpetua la sua supremazia tecnologica, scientifica e culturale, favorendo un neocolonialismo che impoverisce la diversità culturale e aggrava le disuguaglianze globali. Questo allontana il blocco della minoranza e, allo stesso tempo, crea fossati e muri in difesa di una posizione che diventerà sempre più insostenibile e che, nel tempo, avvicinerà il mondo a disastri inimmaginabili.
Nei dibattiti si semplifica sostenendo che quel partito o quel governo ha fatto o non ha fatto, ma senza la capacità di vedere e revisionare l’idea di fondo che permea il pensiero occidentale, non ci sarà partito, persona, nazione o divinità che eviterà l’inesorabile rallentamento, se non regressione, di quello che oggi conosciamo come Occidente.
Pranda58 – Settembre 2024
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